Introduzione all'opera

Giorgio Riva e Francesco Rampichini si incontrano nel 1998 al Politecnico di Milano dove svolgono corsi come docenti incaricati. Hanno così modo di scambiarsi conoscenze teoriche e di discutere i rispettivi itinerari. Nel 2004 decidono di incrociare anche le loro esperienze creative e lo fanno a partire da un Cd (G. Riva, Infoplasma, metamorfosi delle immagini, Milano 2000), che il pittore offre al musicista come canovaccio di immagini silenziose - ma già ritmiche - per un'opera da comporre in chiave pittorica-musicale. A quattro mani origina da due linee di ricerca che per diversi anni hanno avuto svolgimenti separati, senza che gli autori sapessero di certi loro intenti comuni: «Abbiamo scoperto con sorpresa che da tempo stavamo componendo con linguaggi tecnicamente coniugabili: le immagini metamorfiche scaturivano da matrici informatiche programmate per scandire forme tanto nello spazio, quanto nel tempo; le musiche acusmetriche uscivano da fonti capaci di muoversi nello spazio in sequenze temporali». Per entrambi, dunque, il concetto di sequenza aveva assunto una valenza spaziale oltre che temporale. E così quello di "ritmo" e pure quello di "prosodia".

Ma quando i suoni vengono agitati nello spazio e le immagini vengono scandite nel tempo, i tradizionali confini tra musica e pittura si disfano; e se la musica vuole aderire a ritmi e forme della pittura può fare immagini acustiche che consuonano con quelle visive. Del pari, l'immagine metamorfica può assumere movenze aderenti a flessi, salti e pause dei suoni. Si sarebbero così individuate coppie di segni isomorfi, dotate di due "significanti" e di nessun "significato"? Forse. Tuttavia, questi duplici segni non appaiono privi di senso. E neppure privi di nessi con i temi e gli etimi delle parole che occhieggiano dai titoli: «Nella parola, il volto effabile delle nostre immagini». Isomorfismo, aderenza e consonanza hanno occupato una fase di ricerca segnica lunga e, secondo gli stessi autori, persino ossessiva. Ma vista e udito, grazie al loro potere di risintetizzare senso in ciò che si "video-ascolta", riaprono la via per abbinare o disgiungere, sincronizzare o alternare: se il pittore lo provoca, il musicista potrà rispondere o sottrarsi. E se la dialettica include anche il silenzio, «certe nostre reciproche assenze o fughe nei silenzi o nei bui ambiscono a toccare, attraverso lo scherzo, anche le corde del sarcasmo e dell'ironia». Il percorso ha richiesto conoscenza critica dei codici informatici e strumentazione tecnica di prim'ordine. Si chiama GIOMAX-DIACRON l'ultima versione del software che Riva, assieme all'ingegnere informatico Massimo Bordoli, ha concepito e messo a punto per realizzare A quattro mani. Nessun altro software in commercio è risultato sufficiente.

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